David Rossi, una commissione che cambia passo: meno audizioni, più prove. E Siena torna centrale

Di Akaueb | 6 Ottobre 2025 alle 13:52

La nuova commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi ha deciso di ripartire dai luoghi, dal metodo e dalle incongruenze. Il 7 marzo i commissari torneranno a Siena per un sopralluogo pensato non per la liturgia, ma per la sostanza: rimettere i piedi dove tutto è accaduto, ricreare il più possibile le condizioni di quella sera del 6 marzo 2013 e misurare, con tempi e distanze alla mano, quanto dichiarato in questi anni. L’obiettivo dichiarato è ambizioso e semplice al tempo stesso: chiudere le ambiguità che ancora avvolgono la morte dell’ex capo della comunicazione di Mps, stabilendo se si sia trattato di suicidio, omicidio o di circostanze estranee ma capaci di alterare il quadro.

Sopralluogo a Siena: la scena dei fatti come base di ogni verifica. La scelta del 7 marzo non è casuale: ricreare condizioni climatiche e ambientali simili a quelle della notte della caduta e al tempo stesso non sovrapporsi alle commemorazioni. Per la Commissione, vedere i luoghi conta quanto leggere gli atti. Uffici, finestra, vicolo: il contesto fisico è la griglia su cui rimettere in fila orari, percorsi, finestre temporali e compatibilità dei racconti. È un ritorno a Siena che non implica celebrazione, ma metodo.

Meno audizioni, più carte (e più scienza): la svolta di metodo. La nuova impostazione punta a un lavoro “giudiziario” nelle forme e nei tempi: l’analisi minuziosa degli atti, il confronto sistematico tra dichiarazioni, la ricerca di punti fermi, anche a costo di ascoltare meno persone e per meno tempo. Le riascoltate, quando necessarie, saranno su dettagli circoscritti, non a tutto campo. L’idea è verificare in modo sperimentale gli elementi dichiarati: orari, spostamenti, distanze. Da qui la richiesta di un supporto tecnico ai carabinieri del Ris, sia per replicare gli “esperimenti giudiziali” sulle tempistiche, sia per valutare se le tecnologie oggi disponibili consentano di migliorare o rivedere la ricostruzione della dinamica di caduta già effettuata in passato.

«Non vogliamo ripartire da vecchie dichiarazioni: prima vediamo se le confermano, e se le confermano verifichiamo se reggono alla prova dei luoghi e dei tempi».

Testimonianze sotto lente: ascolti mirati e uno psicologo forense. In questa cornice entrano le nuove audizioni: tra i primi, il giornalista Nicola Borzi, mai ascoltato in precedenza, e il legale della famiglia, Carmelo Miceli, che ha annunciato nuovi elementi. La Commissione ha inoltre coinvolto uno psicologo forense, docente nell’area della criminologia del Ministero della Giustizia, per valutare in modo professionale l’attendibilità di testimonianze e segnalazioni, anche alla luce di casi in cui chi ha fornito informazioni ha poi riferito problematiche di salute mentale. Una cautela metodologica che mira a filtrare il rumore di fondo dalle circostanze rilevanti.

Il perimetro si allarga: atti alla DDA di Bologna. Non solo ricostruzione interna al caso. La Commissione ha inviato un pacchetto di documenti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, segnalando possibili collegamenti con un’inchiesta in corso nell’area emiliano-lombarda. È l’uso dei poteri “paragiudiziari” della Commissione per verificare intersezioni investigative che, se confermate, potrebbero spostare l’asse del contesto in cui matura la morte di Rossi.

Siena, la ferita aperta e il confronto con la famiglia. Dodici anni dopo, Siena continua a vivere questa vicenda come una questione identitaria. Il presidente della Commissione riconosce il peso dell’attenzione pubblica e il dovere di parlare con gli atti, compresi quelli coperti da segreto, che delineano un quadro di “turbamento” attorno a Rossi senza però, allo stato, un’indicazione univoca. Sullo sfondo, la voce dei familiari: dalla critica di Antonella Tognazzi sull’utilità delle commissioni, giudicate spesso inefficaci, a una successiva apertura dopo l’invio degli atti alla magistratura. Nelle prossime settimane è attesa anche la parola della figlia, Carolina Orlandi, e del loro legale, chiamati a un passaggio chiave.

«È una commissione d’inchiesta, non solo parlamentare: i poteri che abbiamo vanno usati in modo puntuale, come fanno le autorità giudiziarie».

I contro-argomenti. Il nodo resta quello che accompagna molte commissioni d’inchiesta: tempi lunghi, aspettative crescenti e il rischio di produrre più atti che esiti. Lo scetticismo della famiglia intercetta un sentimento diffuso. La risposta, nelle intenzioni, è la scelta di un perimetro più stretto e verificabile, che riduca la dispersione delle audizioni e aumenti la qualità della prova. Resta da vedere se basterà a superare la prova decisiva: la coerenza tra ricostruzione tecnica, testimonianze e realtà fattuale verificata sul campo.

La posta in gioco. La “nuova” Commissione Rossi si misura con due sfide. La prima è di merito: chiudere il bivio tra suicidio e omicidio, o dimostrare che i fattori esterni evocati in questi anni non hanno avuto rilievo causale. La seconda è di metodo: mostrare che una commissione parlamentare può produrre avanzamenti reali quando lavora su verifiche, esperimenti e incroci investigativi anziché su una sequenza interminabile di audizioni. Il sopralluogo di Siena e la possibile nuova perizia del Ris saranno i primi banchi di prova. La credibilità del percorso passa di lì.



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