A 10 giorni dalle elezioni Europee scoppia il “caso Mazzeo“. L’attuale presidente del Consiglio Regionale, candidato alla prossima tornata elettorale per il Partito Democratico, è stato definito “impresentabile” dalla commissione antimafia presieduta da Chiara Colosimo.
Il motivo è da ricondurre al processo in corso a Roma per reati di bancarotta fraudolenta nell’ambito del crac del quotidiano l’Unità, e tra i rinviati a giudizio spunta anche il nome di Antonio Mazzeo. Il presidente del Consiglio Regionale era stato per poco più di sei mesi, da luglio 2012 a febbraio 2013, consigliere nel consiglio di amministrazione del giornale. La violazione del Codice di autoregolamentazione, definito della Commissione Antimafia, ha però solo un valore etico, quindi il nome di Mazzeo sarà regolarmente presente sulla scheda. Oltre a Mazzeo gli “impresentabili” per la commissione sono anche Angelo Antonio D’Agostino, Marco Falcone e Luigi Grillo di Forza Italia e Alberico Gambino, Giuseppe Milazzo di Fratelli d’Italia, oltre a Filomena Greco di Stati Uniti d’Europa.
Mazzeo si è definito molto arrabbiato per questa vicenda: “Sono davvero arrabbiato. Da quando ho letto il mio nome tra gli ‘impresentabili’ mi chiedo come sia possibile. Io non ho mai avuto una condanna, mai avuto a che fare con certi ambienti e sono sempre stato dalla parte della legalità. Ho deciso di impegnarmi sulla scia di Falcone e Borsellino e aver visto il mio nome associato alla parola mafia mi fa inorridire. Non ho mai nascosto di essere stato rinviato a giudizio per un’indagine sulla chiusura del quotidiano l’Unità, dove nel 2012 sono stato per sei mesi membro del cda. Sono passati 12 anni e non siamo arrivati ancora in fondo al processo, io voglio che si concluda per dimostrare la mia totale estraneità ai fatti. Tra questo ed essere definito ‘impresentabile’ c’è un baratro”.